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domenica 6 marzo 2011

Wi-Fi libero, la Liguria non aderisce

Forse la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’adesione di Gonnostramatza. È un piccolo comune della Sardegna dal nome esotico, solo 900 anime e un sindaco di 25 anni, che ha però deciso di fare una scelta moderna e unirsi all’iniziativa per portare il Wi-Fi nelle piazze d’Italia. Gratis, per tutti i cittadini. Ben prima, bisogna dirlo, bruciando tutti sul tempo, erano stati il Comune di Campi Salentina, in provincia di Lecce, e quello di Rovato, nei pressi di Brescia, ad aderire. E poi ancora Pisa, Bari, Foggia. Dalle Alpi al tacco passando per le isole.
Sono infatti trecento i municipi che hanno aderito al progetto della rivista Wired di creare per le strade del Paese 150 aree per connettersi a Internet senza fili e senza pagare. In tutto 150 hotspot liberi, pubblici, accessibili e interoperabili, capaci cioè di creare una rete unica. Cosa significa? Che l’utente che si è registrato in una città di questo network viene riconosciuto anche dalle altre, e può navigare liberamente. Una chiamata alle armi di tutti i Comuni e un Bengodi per i loro cittadini “internettari” a cui però, finora, non ha partecipato Genova. E in verità anche il resto della Liguria sembra aver battuto la fiacca. Tanto che ne è nata una polemica politica.
Ma partiamo dall’inizio. A gennaio la rivista Wired, in prima linea nello sforzo di modernizzazione del Paese, decide di “offrire” al pubblico una connessione Internet senza fili vicino ai suoi uffici, in piazza Cadorna a Milano. L’idea, per il direttore Riccardo Luna, è di «liberare una piazza con un’antenna wi-fi». Qualcuno lo prende in parola, ribattezzando provocatoriamente la zona Piazza Wired. Dopo qualche settimana la testata hi-tech rilancia, annunciando di voler “wifizzare” altri 150 luoghi pubblici in giro per l’Italia. Il numero non è casuale: 150 come gli anni dell’Unità del Paese, che si celebreranno il 17 marzo. Per farlo si associa a Unidata, provider wireless, e ai green geek, un gruppo di ragazzi milanesi col pallino dell’Internet liberamente accessibile. E poi lancia un appello ai sindaci: scriveteci e noi vi mandiamo il kit per creare la rete wi-fi nel luogo che avete scelto.
Apriti cielo, sembra che regalino Ferrari: arrivano mail da tutta Italia, e presto viene superata la soglia dei 150. Non certo grazie alla Liguria però: nella nostra regione li unici ad aderire sono Lerici, provincia di La Spezia, e Pontinvrea, provincia di Savona. Per il resto silenzio. Tanto che il deputato del Pdl Roberto Cassinelli, sostenitore del wi-fi, invita il sindaco Marta Vincenzi «a inviare quanto prima la richiesta, affinché la nostra città sia tenuta in considerazione: si tratterebbe di un ottimo regalo ai genovesi, per il quale non sarebbe speso neppure un euro di denaro pubblico». Lo stesso fanno i consiglieri comunali Stefano Balleari (Pdl) e Lilli Lauro (lista Biasotti) decisi a portare la questione in Consiglio. Anche se ormai non farà molta differenza, perché, spiega al Secolo XIX Federico Ferrazza, direttore di Wired.it, «faremo 150 città e il criterio di scelta è strettamente cronologico: passa chi ha fatto richiesta per primo, anche se continuiamo a mettere in lista le adesioni». Le piazze così “wifizzate” saranno anche parte di una rete: con un solo account i cittadini potranno navigare liberamente in tutte le aree del network. «“Attenzione però» precisa ancora Ferrazza «noi forniamo il dispositivo per la copertura della zona e il meccanismo di registrazione che serve per identificare gli utenti tramite il numero di cellulare. Ma il contratto e la connessione ce li mette il comune. E soprattutto noi non possiamo portare la banda larga dove non c’è».
In ogni caso, va detto che Genova non è la sola grande città a non aver aderito: anche Milano e Roma non hanno battuto colpo. Più in generale, gran parte delle adesioni sono arrivate dai piccoli centri. «Era proprio quello che volevamo» commenta Ferrazza «tanto più che le grandi città spesso hanno dei loro programmi di wi-fi pubblico». Anche per questo l’assessore alla Cultura di Genova, Andrea Ranieri, sembra stupito delle polemiche: «L’iniziativa di Wired è encomiabile, ma ha senso soprattutto per i posti dove non ci sono hotspot. Al Porto Antico abbiamo l’area wi-fi più ampia d’Italia e non credo che la tessera da 12 euro l’anno sia esosa. Mentre ricordo che alla biblioteca Berio la connessioni senza fili è gratuita per gli studenti».
Senza contare che a breve partirà anche un bando per “wifizzare” altre otto piazze genovesi.

http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2011/03/03/AOIeuJC-liguria_aderisce_libero.shtml

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La rivoluzione digitale ha come punto di partenza il computer che non è solo principalmente uno strumento per rappresentare in forma statica i dati, ma diventa uno strumento potentissimo per lavorare sull'informazione. La convergenza al digitale (trasformazione dell'informazione in formato digitale) è il fulcro della rivoluzione digitale con cui le informazioni di tipo diverso vengono scritte attraverso lo stesso linguaggio di base (il linguaggio dei bit) e gestite attraverso lo stesso strumento (il computer). La convergenza al digitale (intesa come il progressivo trasferimento verso il formato digitale di tipologie diverse di informazione tradizionalmente collegate a media diversi) rende possibile una integrazione strettissima e totalmente inedita fra codici e linguaggi estremamente lontani tra loro. Questo processo non è da considerare come il frutto automatico di un mero progresso tecnologico; dal momento che esso coinvolge direttamente i modi di rappresentare, scambiare e organizzare l'informazione, la rivoluzione digitale non va intesa come una semplice riformulazione in un linguaggio nuovo di una realtà preesistente: ha forme nuove rese possibili dalla tecnologia, ma è frutto di scelte che non sono né unicamente né principalmente tecnologiche.

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Ed Wood è un cinico che non crede più a niente se non al suo lavoro e a qualche persona. Giovanissimo inizia a fare politica e ha peregrinato in vari movimenti in cerca di risposte.Un'esperienza politica traumatica in un movimento di dilettanti lo ha fatti riflettere sul futuro della politica e della sua terra ed è per questo che ha deciso di intraprendere la protesa diigitale in quanto internet, a differenza di televisione, radio e giornali, è veramente libero. Non ci potranno mai imbavagliare!!!


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