Per agli americani e i francesi è troppo rischioso impegnare l’ombrello Nato, sotto il quale 46 paesi combattono Al Qaida da dieci anni in Afghanistan, in un ambiente socio-politico esplosivo come quello nord africano.
Non ci sarà uno scudo Nato per l’operazione militare in Libia: l’alleanza metterà a disposizione mezzi e strutture, ma non la bandiera. I paesi della “coalizione dei volenterosi scesi in campo per fare rispettare la risoluzione 1973 del consiglio di sicurezza dell’Onu – ha detto a Rio de Janeiro il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Tom Donilon – sono d’accordo a non dare il comando delle operazioni alla Nato, ma di sfruttarne le strutture”.
La dichiarazione di Donilon sgombra il campo dalle incertezze di queste giorni sul ruolo dell’organizzazione atlantica, che alcuni paesi europei (tra i quali il Belgio, la Gran Bretagna e l’Italia) avrebbero voluto in prima linea, e che altri – in particolare la Francia – ritenevano non dovesse essere tale. Troppo rischioso, secondo i francesi, impegnare l’ombrello Nato – sotto il quale 46 paesi combattono Al Qaida da dieci anni in Afghanistan – in un ambiente socio-politico esplosivo come quello nord africano. E anche il capo del pentagono Robert Gates ha riconosciuto che potrebbero esservi resistenze da parte dei Paesi della Lega Araba a prendere parte a operazioni militari sotto l’egida dell’Alleanza atlantica.
La partecipazione di paesi arabi e africani alla coalizione internazionale è invece per tutti una priorità, in particolare dopo le perplessità espresse dall’Unione africana e dalla stessa Lega araba dopo le conseguenze dei primi raid. L’annuncio degli Usa – di fatto “azionisti di maggioranza”! della Nato – è arrivato troppo tardi per potere essere commentato al quartiere generale a Bruxelles, dove fino a mezzanotte gli ambasciatori dei 28 alleati si sono riuniti per proseguire il lavoro di preparazione dei piani militari.
Nei giorni scorsi, il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen ha impresso un’accelerazione al lavoro di pianificazione. L’ambizione era di chiudere entro il fine settimana i piani per assicurare l’arrivo di aiuti umanitari e il rispetto dell’embargo di armi e dell’interdizione dello spazio aereo libico. Gli esperti militari e gli ambasciatori hanno concluso i primi due piani, ma non il terzo: la Turchia ha chiesto infatti di rivedere la pianificazione per la no fly-zone alla luce delle perdite civili che i raid in corso potrebbero provocare. La delegazione turca ha chiesto nel pomeriggio una sospensione dei lavori per potere consultarsi con Ankara. La riunione, ripresa alle 22.30, è terminata senza chiarire i dubbi della Turchia. Il Consiglio atlantico tornerà a riunirsi anche oggi. Sarà l’occasione per prendere atto dell’annuncio arrivato dal Brasile, che toglie alla Nato ogni ambizione di guida delle operazioni, ma le riconosce di essere l’unica organizzazione che puo’ mettere in campo, in tempi molto rapidi, mezzi, strutture e know how militari.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/03/21/crsi-libica-il-fallimento-dellalleanza-altantica-usa-la-nato-non-avra-comando-operazioni/99008/

Blog di protesta contro il sistema partitico che sta rovinando la Liguria, blog contro i dilettanti della politica che infestano la nostra Regione...
domenica 20 marzo 2011
Crisi libica, il fallimento dell'alleanza atlantica
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Tea Party Italia
Il movimento Tea Party Italia ha adottato come suo slogan ufficiale: "Meno tasse, più libertà!". Una formula semplice che tuttavia racchiude tutte le rivendicazioni che intendiamo portare avanti.Ci poniamo innanzitutto contro l'esosa tassazione italiana: quel fisco che diventa un vero e proprio socio invisibile che pretende - e ottiene, sotto la minaccia del ricorso alla forza - oltre il 50% del frutto del nostro lavoro, del nostro impegno e del nostro tempo, rubandoci così la speranza di un futuro in cui vogliamo essere i soli protagonisti delle nostre vite.Chiediamo una riforma fiscale che miri ad un taglio netto delle tasse e che permetta dunque a tutti (lavoratori autonomi e dipendenti) di avere più soldi in tasca a disposizione per scegliere servizi offerti in regime di libero mercato e non imposti dall'alto.Il movimento Tea Party Italia reclama l'autonomia personale e la responabilità individuale di ciascuno: lo stato italiano ci tratta come bambini da educare (se non plagiare), tener buoni e far finta di proteggere. Bambini a cui non è consentita nemmeno la possibilità di provare ad essere responsabili di se stessi, ma che devono essere indirizzati a servizi, ideologie, informazione e istruzione già predefinite.Vogliamo che lo stato ci tratti invece da adulti: vogliamo la libertà di scegliere scuola, e sanità, pensioni e la facoltà di vivere in paese in cui vige la regola del libero mercato e non del clientelismo e dell'apparato.Vogliamo che i nostri successi e i nostri fallimenti siano da imputare esclusivamente a noi stessi e non a qualcuno che vorrebbe governare dall'alto le nostre vite.Noi diffidiamo dallo stato che dice di agire "per il nostro bene", perchè crediamo di essere gli unici a sapere cosa è bene per noi stessi.Vogliamo, in sintesi, più libertà: che spesso si può tradurre in "meno stato" nelle nostre vite. Non un governo migliore, ma un governo che governi meno."Il nostro Progetto di Libertà" - Manifesto dei Tea Party
Che cos' la Rivoluzione Digitale
Con rivoluzione digitale si intende la propagazione a macchia d'olio che hanno avuto i vari prodotti digitali e tutta quella serie di cambiamenti sociali, economici e politici avvenuti in merito all'avvento della digitalizzazione di gran parte degli accessi all'informazione. La rivoluzione digitale, avviata con la nascita del linguaggio binario comune a tutti i media che viene sempre più utilizzato per trasformare i mezzi di comunicazione tradizionali e per crearne di nuovi, ha contribuito a mutare profondamente il concetto di comunicazione. Grazie allo sviluppo di devices interattivi, quali il World Wide Web, digitale terrestre, smartphone, si è assistito alla proliferazione e alla moltiplicazione di canali d'accesso all'informazione che hanno cambiato le modalità in cui avviene l'atto comunicativo. La rivoluzione digitale ha, inoltre, mutato enormemente l'approccio alla cultura, al lavoro e al tempo libero: in tutti gli ambiti della vita sociale è diventata indispensabile e ovvia la digitalizzazione dell'informazione. Non si tratta dunque di un evento tecnologico che fa discutere il mondo della ricerca, ma ormai è un avvenimento che guida la trasformazione della società in tutte le sue forme. Cambia il rapporto tra le persone, modifica la comunicazione tra lo Stato e i cittadini e porta grandi trasformazioni al mondo del lavoro.
La rivoluzione digitale ha come punto di partenza il computer che non è solo principalmente uno strumento per rappresentare in forma statica i dati, ma diventa uno strumento potentissimo per lavorare sull'informazione. La convergenza al digitale (trasformazione dell'informazione in formato digitale) è il fulcro della rivoluzione digitale con cui le informazioni di tipo diverso vengono scritte attraverso lo stesso linguaggio di base (il linguaggio dei bit) e gestite attraverso lo stesso strumento (il computer). La convergenza al digitale (intesa come il progressivo trasferimento verso il formato digitale di tipologie diverse di informazione tradizionalmente collegate a media diversi) rende possibile una integrazione strettissima e totalmente inedita fra codici e linguaggi estremamente lontani tra loro. Questo processo non è da considerare come il frutto automatico di un mero progresso tecnologico; dal momento che esso coinvolge direttamente i modi di rappresentare, scambiare e organizzare l'informazione, la rivoluzione digitale non va intesa come una semplice riformulazione in un linguaggio nuovo di una realtà preesistente: ha forme nuove rese possibili dalla tecnologia, ma è frutto di scelte che non sono né unicamente né principalmente tecnologiche.
La rivoluzione digitale ha come punto di partenza il computer che non è solo principalmente uno strumento per rappresentare in forma statica i dati, ma diventa uno strumento potentissimo per lavorare sull'informazione. La convergenza al digitale (trasformazione dell'informazione in formato digitale) è il fulcro della rivoluzione digitale con cui le informazioni di tipo diverso vengono scritte attraverso lo stesso linguaggio di base (il linguaggio dei bit) e gestite attraverso lo stesso strumento (il computer). La convergenza al digitale (intesa come il progressivo trasferimento verso il formato digitale di tipologie diverse di informazione tradizionalmente collegate a media diversi) rende possibile una integrazione strettissima e totalmente inedita fra codici e linguaggi estremamente lontani tra loro. Questo processo non è da considerare come il frutto automatico di un mero progresso tecnologico; dal momento che esso coinvolge direttamente i modi di rappresentare, scambiare e organizzare l'informazione, la rivoluzione digitale non va intesa come una semplice riformulazione in un linguaggio nuovo di una realtà preesistente: ha forme nuove rese possibili dalla tecnologia, ma è frutto di scelte che non sono né unicamente né principalmente tecnologiche.
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- Ed Wood è un cinico che non crede più a niente se non al suo lavoro e a qualche persona. Giovanissimo inizia a fare politica e ha peregrinato in vari movimenti in cerca di risposte.Un'esperienza politica traumatica in un movimento di dilettanti lo ha fatti riflettere sul futuro della politica e della sua terra ed è per questo che ha deciso di intraprendere la protesa diigitale in quanto internet, a differenza di televisione, radio e giornali, è veramente libero. Non ci potranno mai imbavagliare!!!

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