Tripoli - Altri tre attacchi notturni su Tripoli, dopo quello di domenica sera che ha centrato il bunker di Muammar Gheddafi. E missili e bombe su Sabah, nel centro del Paese, e su Sirte, la città natale del Colonnello dove, secondo, il governo vi sono stati «molti morti».
Da Londra a Washington assicurano di non volere dare la caccia al leader libico, ma fatto sta che nella giornata di ieri tre delle sue roccaforti sono state pesantemente colpite. Il Colonnello ha risposto schierando i suoi “scudi umani” e martellando Misurata, 200 chilometri a est della Capitale, che secondo un portavoce governativo sarebbe tornata sotto il controllo dei lealisti. Gli insorti sostengono che la terza città del Paese ha subìto un vero e proprio «massacro», con almeno 40 morti. In nottata, inoltre, c’e stato un attacco anche a centri radar e basi per la difesa aerea situate nella Libia orientale, non lontano da Bengasi.
È in una giornata di fortissime tensioni diplomatiche tra gli alleati, che bombe e missili sono piovuti su installazioni strategiche del Rais. Il Day 3 dell’operazione Odyssey Dawn ha visto impegnati, per il secondo giorno consecutivo, anche caccia italiani, anche se il nostro primo ministro, Silvio Berlusconi, ha assicurato che i Tornado «non hanno sparato e non spareranno» (in fondo alla pagina, il link per leggere il dettaglio delle sue parole).
I primi a riprendere i raid sono stati i francesi. E poco prima delle 14 di ieri sono decollati anche tre Tornado italiani dalla base di Trapani, mentre uno dei piloti che hanno sorvolato ieri sera la Libia, Nicola Scolari, ha detto che la missione è stata «solo di pattugliamento nei dintorni di Bengasi, senza lanciare missili contro i radar». In serata, i raid si sono concentrati nuovamente su Tripoli. Si sono udite forti esplosioni vicino al bunker del Colonnello, seguite dai colpi della contraerea. Il portavoce del governo ha poi dato notizia di attacchi anche contro Sirte e Sabah.
Secondo l’ammiraglio americano Mike Mullen, capo degli Stati maggiori unificati, la prima ondata di attacchi ha permesso di imporre la “no-fly zone” sulla Libia. E adesso si passa alla seconda fase, quella che prevede l’attacco ai rifornimenti per le truppe di Gheddafi. Il rais reagisce usando “scudi umani” per difendere obiettivi strategici. La televisione libica ha affermato che migliaia di sostenitori si sono ammassati attorno alla caserma di Bab Al Azizia, il bunker del Colonnello nella Capitale. Una fonte della ribellione ha detto che i miliziani hanno portato civili anche a Misurata, dai paesi vicini. Fonti mediche e della rivolta a Misurata hanno detto che le milizie di Gheddafi hanno aperto il fuoco sulla folla, uccidendo 40 persone: «Hanno compiuto un massacro, sparavano anche con armi pesanti», ha detto al telefono un abitante di nome Saadoun. Pesanti bombardamenti sono segnalati anche da abitanti della città orientale di Zenten, difesa strenuamente dai ribelli.
Il governo libico, intanto, ha smentito le voci sulla presunta morte di Khamis Gheddafi, il figlio “militare” del Colonnello: secondo il sito dell’opposizione libica Manara, Khamis sarebbe morto per le ferite riportate nei giorni scorsi, quando un pilota dell’aeronautica libica passato con l’opposizione avrebbe aperto il fuoco contro di lui nei pressi della caserma di Bab al Azizia; Khamis, che ha studiato nelle accademie militari russe, è a capo della 32esima Brigata (conosciuta in Libia come “Brigata Khamis”), di stanza vicino a Bengasi e considerata dagli insorti la più agguerrita e spietata. Il sesto figlio del Colonnello ha i gradi di capitano ed è responsabile del reclutamento e dell’addestramento dei mercenari africani.
Sul fronte politico, invece, è esplosa la polemica sul comando delle operazioni. Italia, Gran Bretagna e Belgio chiedono che il comando passi alla Nato, ma gli Usa e, soprattutto, la Francia, rientrata solo da due anni nel comando nell’Alleanza atlantica, sono contrari. Il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, ha detto che senza «l’ombrello» della Nato l’Italia potrebbe decidere di «riprendere il controllo delle basi» messe a disposizione della coalizione. Frattini ha insistito sulla necessità di passare a un coordinamento Nato per «evitare i rischi di una moltiplicazione dei centri di comando».
In serata, da Santiago del Cile, dove si trova in visita ufficiale, Barack Obama ha annunciato che il ruolo degli Usa sarà meno preminente e che «la Nato verrà coinvolta nel coordinamento» al momento opportuno. Il ministro degli Esteri francese, Alain Juppè, ha sostenuto che la presenza della Nato rischierebbe di suscitare reazioni negative in molti Paesi arabi. Alle resistenze francesi sulla catena di comando si sono aggiunte anche le perplessità della Turchia e della Lega Araba sui piani militari per imporre la “no-fly zone”.
Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, riunito ieri a porte chiuse, ha intanto deciso di non dare seguito alla richiesta libica di discutere della «aggressione» di cui si ritiene vittima: i 15 torneranno a riunirsi giovedì, quando il segretario generale, Ban Ki-Moon, farà il punto della situazione a una settimana dal «sì» alla risoluzione che ha messo in moto l’operazione Odyssey Dawn.
http://www.ilsecoloxix.it/p/mondo/2011/03/22/AOtxKbG-berlusconi_gheddafi_addolorato.shtml

Blog di protesta contro il sistema partitico che sta rovinando la Liguria, blog contro i dilettanti della politica che infestano la nostra Regione...
martedì 22 marzo 2011
Bombe sul bunker di Gheddafi Berlusconi: addolorato per lui
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Tea Party Italia
Il movimento Tea Party Italia ha adottato come suo slogan ufficiale: "Meno tasse, più libertà!". Una formula semplice che tuttavia racchiude tutte le rivendicazioni che intendiamo portare avanti.Ci poniamo innanzitutto contro l'esosa tassazione italiana: quel fisco che diventa un vero e proprio socio invisibile che pretende - e ottiene, sotto la minaccia del ricorso alla forza - oltre il 50% del frutto del nostro lavoro, del nostro impegno e del nostro tempo, rubandoci così la speranza di un futuro in cui vogliamo essere i soli protagonisti delle nostre vite.Chiediamo una riforma fiscale che miri ad un taglio netto delle tasse e che permetta dunque a tutti (lavoratori autonomi e dipendenti) di avere più soldi in tasca a disposizione per scegliere servizi offerti in regime di libero mercato e non imposti dall'alto.Il movimento Tea Party Italia reclama l'autonomia personale e la responabilità individuale di ciascuno: lo stato italiano ci tratta come bambini da educare (se non plagiare), tener buoni e far finta di proteggere. Bambini a cui non è consentita nemmeno la possibilità di provare ad essere responsabili di se stessi, ma che devono essere indirizzati a servizi, ideologie, informazione e istruzione già predefinite.Vogliamo che lo stato ci tratti invece da adulti: vogliamo la libertà di scegliere scuola, e sanità, pensioni e la facoltà di vivere in paese in cui vige la regola del libero mercato e non del clientelismo e dell'apparato.Vogliamo che i nostri successi e i nostri fallimenti siano da imputare esclusivamente a noi stessi e non a qualcuno che vorrebbe governare dall'alto le nostre vite.Noi diffidiamo dallo stato che dice di agire "per il nostro bene", perchè crediamo di essere gli unici a sapere cosa è bene per noi stessi.Vogliamo, in sintesi, più libertà: che spesso si può tradurre in "meno stato" nelle nostre vite. Non un governo migliore, ma un governo che governi meno."Il nostro Progetto di Libertà" - Manifesto dei Tea Party
Che cos' la Rivoluzione Digitale
Con rivoluzione digitale si intende la propagazione a macchia d'olio che hanno avuto i vari prodotti digitali e tutta quella serie di cambiamenti sociali, economici e politici avvenuti in merito all'avvento della digitalizzazione di gran parte degli accessi all'informazione. La rivoluzione digitale, avviata con la nascita del linguaggio binario comune a tutti i media che viene sempre più utilizzato per trasformare i mezzi di comunicazione tradizionali e per crearne di nuovi, ha contribuito a mutare profondamente il concetto di comunicazione. Grazie allo sviluppo di devices interattivi, quali il World Wide Web, digitale terrestre, smartphone, si è assistito alla proliferazione e alla moltiplicazione di canali d'accesso all'informazione che hanno cambiato le modalità in cui avviene l'atto comunicativo. La rivoluzione digitale ha, inoltre, mutato enormemente l'approccio alla cultura, al lavoro e al tempo libero: in tutti gli ambiti della vita sociale è diventata indispensabile e ovvia la digitalizzazione dell'informazione. Non si tratta dunque di un evento tecnologico che fa discutere il mondo della ricerca, ma ormai è un avvenimento che guida la trasformazione della società in tutte le sue forme. Cambia il rapporto tra le persone, modifica la comunicazione tra lo Stato e i cittadini e porta grandi trasformazioni al mondo del lavoro.
La rivoluzione digitale ha come punto di partenza il computer che non è solo principalmente uno strumento per rappresentare in forma statica i dati, ma diventa uno strumento potentissimo per lavorare sull'informazione. La convergenza al digitale (trasformazione dell'informazione in formato digitale) è il fulcro della rivoluzione digitale con cui le informazioni di tipo diverso vengono scritte attraverso lo stesso linguaggio di base (il linguaggio dei bit) e gestite attraverso lo stesso strumento (il computer). La convergenza al digitale (intesa come il progressivo trasferimento verso il formato digitale di tipologie diverse di informazione tradizionalmente collegate a media diversi) rende possibile una integrazione strettissima e totalmente inedita fra codici e linguaggi estremamente lontani tra loro. Questo processo non è da considerare come il frutto automatico di un mero progresso tecnologico; dal momento che esso coinvolge direttamente i modi di rappresentare, scambiare e organizzare l'informazione, la rivoluzione digitale non va intesa come una semplice riformulazione in un linguaggio nuovo di una realtà preesistente: ha forme nuove rese possibili dalla tecnologia, ma è frutto di scelte che non sono né unicamente né principalmente tecnologiche.
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